Sono nata alle porte dell’estate, un lunedì pomeriggio del millennio scorso. In ricordo di quel giorno, ho ereditato un carattere lunatico, una dipendenza vitale dal sole e una foto in bianco e nero, dove già aggrotto le sopracciglia.

La mia infanzia è stata felice, piena di risate e di libri.

La mia adolescenza è stata imbronciata, piena di passione e di libri.

La mia età adulta, che dovrebbe essere arrivata ma non me ne sono accorta, è piena di gente, di fatica, di baci, di scivoli e altalene. E di libri.

Lavoro in un ufficio da cui si vede un pezzo di cielo e un groviglio di alberi come una giungla, ho una casa caotica con i pavimenti gialli inzuppati di luce, un computer che arranca ma non cede, una sorella artista che vive su un’isola disegnando gioielli, un marito vagabondo che vende viaggi intorno al mondo e due bambine gemelle, la storia migliore che abbia inventato.

E, credetemi, ne ho inventate tante.

Ho cominciato in prima elementare, dopo aver scoperto che non avrei mai fatto la cantante solista nella recita scolastica, né avrei vinto la caramella premio per l’alunno più veloce nelle tabelline o il più bravo a disegnare, né mi sarei sposata con quello bello di terza, perché a lui piacevano bionde e tonte.

Così ho scritto una poesia in cui ero una farfalla che non si lasciava affliggere da ciò che le succedeva intorno ma godeva di quello che sapeva fare meglio, ossia volare.

La maestra mi ha riconsegnato il quaderno con una nota per i miei genitori, dove diceva che copiare era un’azione sbagliata e una bambina intelligente come me non avrebbe mai dovuto farlo.

Cara maestra, ora come allora: io odio copiare. E anche essere copiata, se è per questo.

E già che ci siamo: odio le pratiche amministrative, il linguaggio burocratico, le bollette, gli spinaci, le unghie ricostruite, i talk show e le spiegazioni per gli aggeggi elettronici. Sono negata per qualsiasi attività manuale, che sia ritagliare una figurina, cucire un orlo o versare la pasta nei piatti.

Di contro, sono molto portata per lo studio, per perdere autobus, treni e occasioni, sono bravissima a stare in silenzio, a farmi gli affari degli altri e ad ascoltare. Adoro le patatine fritte, i quaderni e le penne colorate, le liste prima dei viaggi, il profumo della mentuccia, le gite fuori porta e i finestrini.

Ho la cocciutaggine dei vecchi, la superficialità dei giovani e la curiosità dei ragazzini. Il tutto condito da una fantasia senza limiti che trasforma le parole che leggo in realtà e la vita che vivo in parole. E come la farfalla di quand’ero piccola, non so più distinguere il vivere dal volare, non so bene dentro quale storia sono finita, perché ogni storia è la mia.